UMORI...
In un momento di pausa sfogliamo la corrispondenza critica dei nostri lettori, permettendoci di farne una classificazione. Abbiamo cominciato col tener conto della concezione dispositiva della carta da lettera, quasi sempre, nel ramo grafico, espressione del gusto personale dello scrivente.
La categoria più convincente troverà realizzati i suoi consigli nelle pagine della rivista. Sulle altre faremo alcune considerazioni.
Accanto alle categorie dei consenzienti entusiasti e degli scocciatori maestri di sfolletti spiritosi ed impotenti, a cui non abbiamo niente da ridire, ne scopriamo un poco numerosa ma interessante, che si lamenta di non trovare novità più audaci. Questo desiderio noi lo vorremmo in tutti ed in una buona fede ponderato, perché è anche il nostro continuo travaglio. Meglio certamente gli incontentabili che desiderano del nuovo, che i piagnoni tradizionalisti che continuano ad implorare malinconicamente il passato, accusando i giovani di mancar loro di rispetto. Naturalmente però, anche il desiderio del nuovo per giungere a conclusioni deve essere temperato, perché è la giusta tempera che rende sano il tentativo.
Noi abbiamo già espresso decisamente le nostre opinioni ostili alle novità ottenute ad ogni costo senza un preciso orientamento, e non disgiungeremo mai, per il capriccio di raggiungere il piacevole (falso suggestivo), i due fattori essenziali: praticità ed estetica; anzi, il nostro preciso scopo è di concretarne la perfetta fusione. Questi concetti non ci stancheremo mai di ribadirli a costo di essere noiosi, perché ne constatiamo la necessità tutti i giorni, anche attraverso alle pubblicazioni più autorevoli.
Da questo spoglio curioso e interessante di corrispondenza possiamo percepire tutti gli stadi di assurdità, di incomprensioni e vagliare tutti i consigli buoni, cattivi, inconcludenti e generosi, spesso troppo generosi e vecchi. Quello che più diverte o impressiona è l’esatta contraddizione in molti casi: dove uno desidera bianco, un altro precisamente vuole nero, ed è un vero peccato che per la maggior parte questi giudizio contraddittorii non siano lumeggiati in maniera esauriente.
Abbiamo persino ricevuto delle condanne che ci relegano al gusto del peggiore ottocento su carte da lettere bruttissime e di quel falso modernismo facilone, propriamente tipico di coloro che sono negati affatto per forma mentale ad ogni efficace rinnovamento.
Con tutto ciò possiamo ritrarre ugualmente una buona pagina di psicologia del gusto e formare un programma di accorgimenti perfettamente a punto con le necessità attuali.
Siamo certi che si riesce meglio in queste manifestazioni private ad intuire certe anomalie del gusto più che attraverso a certe forme dimostrative come concorsi e resoconti di attività scolastiche, ove la sincerità, per un’infinità di ragioni, sfugge.
Campo Grafico / Year I / N.4 / April 1933
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HUMORS...
In a moment of pause, we browse through the critical correspondence of our readers, allowing us to make a classification. We began by taking into account the dispositional conception of stationery, almost always, in the graphic branch, an expression of the writer's personal taste. The most convincing category will find its recommendations realised in the pages of the magazine. On the others we will make a few considerations.
Alongside the categories of the enthusiastic enthusiasts and the witty and impotent sfolletti masters, to which we have nothing to say, we discover a small but interesting one, which complains of not finding more daring novelties. We would like this desire to be pondered in everyone and in good faith, because it is also our constant travail. It is certainly better to have the uncontactable who desire the new, than the traditionalist whiners who continue to wistfully implore the past, accusing the young of disrespecting them.
Of course, however, the desire for the new to reach conclusions must also be tempered, because it is the right tempering that makes the attempt healthy.
We have already resolutely expressed our hostile opinions to novelties obtained at any cost without a precise orientation, and we will never, for the whim of achieving the pleasing (false suggestive), disunite the two essential factors: practicality and aesthetics; on the contrary, our precise aim is to concretise their perfect fusion. We will never tire of reiterating these concepts at the cost of being boring, because we see the need for them every day, even through the most authoritative publications.
From this curious and interesting perusal of correspondence we can perceive all the stages of absurdity, misunderstandings and sift through all the good, bad, inconclusive and generous, often too generous and old advice. What is most amusing or impressive is the exact contradiction in many cases: where one wants white, another precisely wants black, and it is a pity that for the most part these contradictory judgements are not fully illuminated.
We have even received condemnations that relegate us to the taste of the worst of the nineteenth century on ugly stationery and that facile false modernism, so typical of those who are denied any effective renewal at all.
With all this we can equally portray a good page of the psychology of taste and form a programme of expedients perfectly in tune with current needs.
We are certain that it is better in these private demonstrations to intuit certain anomalies of taste than through certain demonstrative forms such as competitions and reports of school activities, where sincerity, for an infinite number of reasons, eludes.
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