LA RASSEGNA DEL BRUTTO
Rilevando in un precedente articolo l’influenza decisiva che la stampa può esercitare sull’educazione dell’occhio e del gusto, abbiamo constatato l’inesplicabile, deplorevole incuria in cui vengono lasciate le espressioni grafiche più comuni (sia ufficiali, che private e commerciali).
E poiché questi stampati, per la loro generale diffusione, sono i più adatti ad elevare o deprimere nel pubblico il senso del bello, abbiamo ravvisato l’opportunità di richiamare anche questa importantissima branca della nostra attività a dignità di forme più decorose. Forti dei consensi ricevuti riteniamo utile riprendere più particolarmente la nostra disamina.
Anche Arnaldo Fraccaroli in una delle sue briose corrispondenze sul “Corriere della Sera”, notava, compiacendosi, la nuova e migliorata veste grafica del passaporto italiano, decorosamente legato in tela azzurra, e ricordava, con un senso di pena, la mortificazione dei nostri viaggiatori di pochi anni or sono, costretti ai posti di frontiera, ad un umiliante confronto fra la propria scartoffia sciatta e sbiadita, vero passaporto della miseria, e i nitidi, ben impressi, e solidamente legati passaporti stranieri.
Se questo importante documento ha raggiunto ora una forma grafica dignitosa, se non perfetta, altrettanto non può dirsi di altri stampati più umili ma ben più diffusi. Esempio tipico, i biglietti tranviari. Anche la disadorna e traballante “carrozza di tutti” del buon De Amicis, seguendo la generale evoluzione, si è ora trasformata in una vettura elegante, veloce e non priva di comodità. Ma i biglietti continuano invece ad essere composti e stampati secondo gli abusati schemi anacronistici ed illogici di trent’anni orsono.
Disposizioni brutte ed assurde, accoppiamenti di caratteri di un ibridismo inverosimile, ferraginose incastellature di fili, abuso di stemmi, inutili e pretenziosi, note per i passeggeri burocraticamente prolisse; il tutto malamente stampato su carta di dubbia consistenza. Ecco le caratteristiche comuni dei nostri biglietti tranviari. Si potrà obiettare che la causa di questo stato di cose che tende a perpetuarsi, sta nella preoccupazione di non affrontare spese eccessive. Ma la questione sarebbe mal posta. Buon gusto e distinzione non sono sempre sinonimi di caro prezzo. Gli stessi elementi possono dare risultati diversissimi secondo l’abilità di chi li adopera.
Lungi da noi la pretesa di dettare regole o stabilire sistemi per ottenere il biglietto perfetto; siamo però convinti che avendo per guida un criterio ben determinato dell’intento che si vuol raggiungere, sarà possibile unire alla bellezza grafica la massima praticità.
Bisogna che il tipografo, stabilito un intelligente accordo con i dirigenti il servizio (ai quali spetta la redazione del testo) non si limiti ad essere freddo e cieco esecutore ma, forte della sua esperienza tecnica, suggerisca, tornino di vantaggio alla bellezza ed all’efficace chiarezza del biglietto.
Sopprimendo gli stemmi, che occupano vanamente uno spazio prezioso, si ridurranno altresì allo stretto necessario le avvertenze per i passeggeri, di solito composte in caratteri microscopici e invariabilmente destinate a non essere lette da nessuno.
Si darà invece il massimo risalto agli elementi più importanti, cioè: orario di validità ed itinerario, tenuto presente che il biglietto deve servire non soltanto al cittadino abitudinario, ma anche al forestiero malpratico. Sarebbe bene ripetere sul biglietto, a somiglianza di ciò che si fa con le apposite targhette all’esterno delle vetture, l’elenco delle località toccate da ogni singola linea. Questo elenco già in uso in diverse città, ma disposto così irrazionalmente da renderne difficile ed astrusa la pronta consultazione. Anche un piccolo grafico, schematico ma chiaro, potrebbe rispondere allo scopo. Coi diversi elementi, composti con caratteri adatti ed opportunatamente distribuiti secondo logica ed estetica, non sarà difficile dare al biglietto un’impostazione pratica e piacevole.
La pubblicità, se lo spazio lo permette, è sempre consigliabile, perché contribuendo in buona parte a coprire le spese di stampa, quando sia ispirata a criteri di bellezza, può costituire un ottimo elemento decorativo del biglietto attenuandone la rigidità compassata cui l’aridità aritmetica del testo difficilmente può sfuggire.
Campo Grafico / Year I / N.9 / September 1933
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THE EXHIBITION OF UGLINESS
Noting in a previous article the decisive influence that the press can exert on the education of the eye and taste, we noted the inexplicable, deplorable neglect in which the most common graphic expressions (both official and private and commercial) are left. And since these printed materials, due to their general circulation, are the most apt to elevate or depress the public's sense of beauty, we saw the opportunity to recall this very important branch of our activity to dignity of more decorous forms.
On the strength of the consensus we received, we consider it useful to return to our examination in more detail.
Arnaldo Fraccaroli, too, in one of his lively correspondence in the 'Corriere della Sera', noted, with satisfaction, the new and improved graphics of the Italian passport, decorously bound in blue cloth, and recalled, with a sense of pity, the mortification of our travellers a few years ago, forced at border posts to a humiliating comparison between their own sloppy and faded paperwork, the real passport of misery, and the crisp, well-printed and solidly bound foreign passports.
If this important document has now achieved a dignified, if not perfect, graphic form, the same cannot be said of other more humble but far more widespread printed matter. Typical example, tram tickets. Even the unadorned and rickety 'carriage of all' of the good De Amicis, following the general evolution, has now been transformed into an elegant, fast and not without comfort. But tickets continue to be composed and printed according to the abused, anachronistic and illogical schemes of thirty years ago.
Ugly and absurd layouts, character pairings of an unlikely hybridism, ironic string embeddings, abuse of coats of arms, useless and pretentious, bureaucratically verbose passenger notes; all badly printed on paper of dubious consistency. These are the common characteristics of our tram tickets. It could be argued that the cause of this state of affairs, which tends to perpetuate itself, lies in the concern not to incur excessive expenses. But the question would be misplaced. Good taste and distinction are not always synonymous with high price. The same elements can give very different results depending on the skill of the person using them.
Far be it from us to dictate rules or establish systems to achieve the perfect card; however, we are convinced that having a well-defined criterion of the desired intent as a guide, it will be possible to combine graphic beauty with maximum practicality.
It is necessary that the typographer, having established an intelligent agreement with the managers of the service (who are responsible for drafting the text), does not limit himself to being a cold and blind executor but, on the strength of his technical experience, suggests, to the advantage of the beauty and effective clarity of the ticket.
By eliminating the coats of arms, which vainly occupy valuable space, one will also reduce to the bare essentials the warnings for passengers, usually composed in microscopic characters and invariably destined not to be read by anyone.
Instead, the most important elements will be emphasised as much as possible, i.e. time of validity and itinerary, bearing in mind that the ticket should serve not only the habitual citizen, but also the ill-practised foreigner. It would be a good idea to repeat on the ticket, in the likeness of what is done with the special plaques on the outside of the cars, the list of localities touched by each individual line. This list is already in use in several cities, but arranged so irrationally that it is difficult and abstruse to consult readily. Even a small graphic, schematic but clear, could serve the purpose. With various elements, composed in suitable fonts and appropriately distributed according to logic and aesthetics, it will not be difficult to give the ticket a practical and pleasant layout.
Advertising, if space permits, is always advisable, as it contributes a large part to covering printing costs, and when it is inspired by criteria of beauty, it can constitute an excellent decorative element of the card, attenuating its compassed rigidity from which the arithmetic aridity of the text can hardly escape.
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