CAMPO GRAFICO
1933/1939

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CAMPO GRAFICO 1933/1939

RIVISTA DI ESTETICA E DI TECNICA GRAFICA

JANUARY 1933

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LA NECESSITà DELLO SCHIZZO


La necessità dello schizzo tipografico non è per noi un tema da polemica, ma una radicatissima convinzione. Ed è con entusiasmo che spiegheremo ampiamente questo mezzo tanto discusso ed osteggiato per un’incomprensione balorda e quasi ridicola.


Infatti mentre noi con sicurezza di causa possiamo sostenere che lo schizzo rende più veloce il lavoro e dà dei risultati estetici insperabili, la maggior parte degli industriali e dei proti, anche di lunga esperienza, sostengono il contrario, anzi asseriscono che i pochi minuti spesi per lo schizzo gravano il costo del lavoro, e di conseguenza vietano all’operaio, di per se stesso restìo, ad applicarlo. I risultati faragginosi della nostra produzione grafica sono noti a tutti, e questa è la causa principale. È necessario dunque insistere sull’assoluta necessità di questo mezzo per stabilire la via migliore da seguire durante la composizione senza perdite di tempo.
Riportiamo ora diversi sistemi, quelli più comuni e di più pratica applicazione.

In possesso degli estremi commissione, cioè formato carta, qualità della carta, colori a disposizione, clichés ed eventuale materiale decorativo, si leggerà attentamente l’originale per rilevare la giusta importanza delle diciture e si fisserà la serie di carattere da adoperarsi. Si delimita la superficie da occuparsi colla composizione, si impostano i clichés ed il materiale decorativo, indi la riga principale nella posizione voluta. Non è necessario disegnare le lettere, ma basta accennare con pochi tratti corrispondenti al tipo di carattere scelto. Analogamente si procede per le righe secondarie. Spostando e variano la disposizione delle diverse parti, curando soprattutto l’equilibrio dei bianchi, si raggiungerà l’effetto desiderato. 

Altro sistema di schizzo è quello comunemente detto a calco, su carta trasparente. Stabilita in linea generale la disposizione delle masse, si decalcheranno lettera per lettera le righe principali servendosi all’uopo di un campionario di caratteri. Questo metodo però, pur avendo sul precedente un vantaggio per la precisione con cui le righe saranno schizzate, ha l’inconveniente che ne decreta la proibizione, di richiedere maggior tempo.

Tenuto presente che l’orientamento delle espressioni grafiche moderne è portato a concepire innanzitutto una perfetta distribuzione dei bianchi ed una giusta tonalità di masse più che gingillarsi su motivi decorativi, raccomandiamo un metodo di schizzo più veloce dei succitati, che permette di raggiungere una sensibilità maggiore per l’immediatezza della concezione e la simultaneità di visione dell’effetto. Infatti seguendo questo sistema con una matita grassa risulterà facile eseguire molti tentativi in pochi minuti e trovare precisamente l’effetto diremo di colore, e la giusta disposizione di masse. Da questo schizzo, sia pur sommario, si può giudicare dall’esempio quanto parallelismo di valori si può realizzare con materiale grafico.

Regola generale per tutti questi metodi di schizzi è di eseguirli in formato esatto per evitare un inutile perditempo durante la composizione per proporzionare le differenze.

Usando l’uno oppure l’altro di questi metodi, i risultati saranno sempre ottimi, e identica la conclusione: i lavori vanno pensati prima di iniziarli. Forzando con l’applicazione dello schizzo il senso inventivo sarà possibile dare un’impronta personale alle proprie concezioni grafiche e con l’educazione del gusto estetico raggiungere quel grado di perfezione che ci farà sempre più amare le bellezza dell’arte nostra.  Per arrivare a questo ideale estetismo senza intralciare le imperiose esigenze commerciali, bisogna che dirigenti e maestranze s’adoperino affinché lo schizzo arrivi ad essere un’abitudine normale come ogni consuetudine funzionale.

Già che siamo sull’argomento, della buona volontà di associare doti pregevoli di estetica agli inderogabili obblighi commerciali di economia, parleremo del cosiddetto progetto da presentare al cliente e della necessità del progettista come personale organico di una tipografia. Anzitutto spiegheremo simili progetti, essendo da noi quasi una novità. Basti dire che in tutta Italia non vi sono più di venti officine tipografiche che lo adottano e ne stimano l’utilità. Avendo lavori da impostare di una certa mole e di una categoria diremo di lusso, non si può pretendere la creazione da parte dell’operaio attraverso un semplice schizzo e passare direttamente all’esecuzione del lavoro.

​​​​​​​Purtroppo invece si procede così e quando poi il cliente vede le bozze, per un semplice capriccio di gusto non le approva. Ne succede, oltre uno spreco non indifferente di tempo, anche uno spreco di materiale come filettame, elementi decorativi, clichés ecc., che di colpo sono inutilizzabili e gravano sul costo del lavoro. Coll’ausilio invece del progetto tutti questi inconvenienti sono eliminati e si può avere più speranza di successo, presentando due o tre soluzioni al cliente, che sceglierà quello che più gli gradirà. Da questo semplice esperimento, tornerà facile a qualsiasi tecnico od industriale stabilire la differenza di gravame che crea il progettista, fra paga oraria, carta, colori e l’operaio, fra paga oraria, lavoro bocciato e materiale consumato.
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Con un po’ di intelligenza si può capire la necessità del progettista come personale organico di una tipografia che voglia eseguire lavori improntati a buon gusto, pur restando nell’ambito di una logica economia. Col progettista si può avere, senza dispersione di tempo e senza assolute adattabilità, tutto il piccolo materiale decorativo, come iniziali, fasce, ecc. Si possono evitare bozze a colori complicate, che in torchio rappresentano una perdita di tempo non indifferente ed avere tutti quei piccoli ma pur sempre utili aiuti che rendono il lavoro tipografico più vario e spedito. Questi accorgimenti, che mancano quasi completamente, sono le cause della incomprensione del nostro ordinamento tecnico, non sono solo da ricercare nell’assenteismo dei dirigenti e degli industriali, ma anche nella mancanza od insufficienza di scuole pratiche veramente tecniche atte a creare gli elementi adatti.

Giovanni Peviani


Campo Grafico / Year I / N.1 / January 1933

Campo Grafico block 288 image

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the need to sketch


The necessity of the typographical sketch is for us not a subject for controversy, but a deep-rooted conviction. And it is with enthusiasm that we will extensively explain this much-discussed and opposed medium because of a balky and almost ridiculous misunderstanding.

​​​​​​​For while we with certainty of cause can claim that sketching makes work faster and gives unhoped-for aesthetic results, most industrialists and prototypes, even those of long experience, claim the opposite, indeed they assert that the few minutes spent on sketching burdens the cost of labor, and consequently forbids the workman, himself reluctant, to apply it. The pharaginous results of our graphic production are known to all, and this is the main cause. It is therefore necessary to insist on the absolute necessity of this means to determine the best way to follow during composition without wasting time.

Let us now report several systems, those most common and most practical in application.

In possession of the commission details, i.e. paper size, paper quality, colors available, clichés and any decorative material, one will carefully read the original to detect the proper importance of the wording and set the series of typeface to be used. The area to be occupied with the composition is delimited, the clichés and decorative material are set, then the main line in the desired position. It is not necessary to draw the letters, but it is enough to hint with a few strokes corresponding to the chosen typeface. The same is done for the secondary lines. By moving and varying the arrangement of the different parts, especially taking care of the balance of the whites, the desired effect will be achieved. 

Another system of sketching is that commonly called cast sketching, on transparent paper. Having established in general the arrangement of the masses, the main lines will be decaled letter by letter, making use for the purpose of a character sampler. This method, however, while having over the previous one an advantage in the accuracy with which the lines will be sketched, has the drawback, which decrees its prohibition, of requiring more time.

 Bearing in mind that the orientation of modern graphic expressions is inclined to conceive first of all a perfect distribution of whites and a right shade of masses more than to fiddle about decorative motifs, we recommend a faster method of sketching than the above-mentioned, which enables a greater sensitivity to be attained because of the immediacy of conception and the simultaneity of vision of the effect. In fact, by following this system with a fat pencil it will be easy to make many attempts in a few minutes and find precisely the effect we will say of color, and the right arrangement of masses. One can judge from this sketch, albeit sketchy, how much parallelism of values can be achieved with graphic material.
Rule of thumb for all these sketching methods is to do them in exact format to avoid unnecessary wasted time during composition to proportion the differences.

Using either one or the other of these methods, the results will always be excellent, and the conclusion identical: works should be thought out before starting them. By forcing with the application of sketching the inventive sense, it will be possible to give a personal imprint to one's graphic conceptions and with the education of aesthetic taste to reach that degree of perfection that will make us increasingly love the beauty of our art.  In order to arrive at this ideal aestheticism without getting in the way of imperious commercial requirements, it is necessary for managers and workers to see to it that the sketch becomes as normal a habit as any functional custom.

While we are on the subject, of the good will to combine fine gifts of aesthetics with the imperative commercial obligations of economy, we shall discuss the so-called project to be presented to the client and the necessity of the designer as an organic staff of a printing house. First of all we will explain such designs, being almost a novelty with us. Suffice it to say that in the whole of Italy there are no more than twenty printing workshops that adopt it and estimate its usefulness. Having jobs to be set of a certain size and of a category we shall say of luxury, one cannot expect the worker to create it through a simple sketch and go directly to the execution of the work. Unfortunately, this is how it is done instead, and then when the client sees the sketches, on a mere whim of taste he does not approve them. What happens is not only a not inconsiderable waste of time, but also a waste of material such as threading, decorative elements, clichés, etc., which are suddenly unusable and burden the cost of the work.

With the help instead of the project, all these drawbacks are eliminated and one can have more hope of success by presenting two or three solutions to the client, who will choose the one he likes best. From this simple experiment, it will become easy for any technician or industrialist to determine the difference in burden that the designer creates, between hourly pay, paper, colors and the worker, between hourly pay, rejected work and consumed material.
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With a little intelligence, one can understand the need for the designer as an organic staff of a print shop that wants to execute work marked by good taste, while remaining within the framework of logical economy. With the designer one can have, without waste of time and without absolute adaptability, all the small decorative material, such as initials, bands, etc., in place. One can avoid complicated color proofs, which in the press are a not inconsiderable waste of time, and have all those small but still useful aids that make typographic work more varied and expeditious. These expedients, which are almost completely lacking, are the causes of the misunderstanding of our technical order, are not only to be found in the absenteeism of managers and industrialists, but also in the lack or insufficiency of truly technical practical schools capable of creating the proper elements.

​​​​​​​Giovanni Peviani

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