I CAMPIONARI
La formazione del campionario dei caratteri di fonderia è uno dei compiti più delicati della tipografia, che richiede, in chi vi si accinge, una perfetta conoscenza del materiale grafico in tutte le sue minime sfumature. Fisseremo brevemente i criteri base per chiarire i punti di partenza della nostra critica al tipo di campionario attuale. Il concetto funzionale del campionario è puramente estetico; le sue pagine, contrariamente a quelle di tutti gli altri stampati, non sono fatte per leggere.
Questo vale tanto per il campionario di fonderia quanto per quello di tipografia. Il primo deve invogliare il tipografo a comprare il carattere, e, di conseguenza, la sua presentazione richiede uno studio accuratissimo per poter riuscire a mettere in evidenza tutte le sue diverse particolarità e i suoi usi più appropriati. Il campionario di tipografia, invece, oltre ad assolvere ai piccoli bisogni interni, deve servire al cliente per scegliervi i caratteri che più gli aggradano. (Per evitare ibridismi ed indirizzare i clienti al buon gusto e ad un uso appropriato dei caratteri secondo la caratteristica per cui sono stati creati, sarebbe necessario che ogni serie avesse qualche realizzazione di lavori comuni, eseguita con la massima cura e disciplina).
In questi lavori, come per le dimostrazione del campionario di fonderia, il tipografo deve impegnare tutta la sua intelligente esperienza, usare tutti gli accorgimenti, provare tutte le interlineature, ricorrere agi accoppiamenti di lettere più riusciti e alla più sensibile distribuzione di lettere ascendenti e discendenti, in modo da creare pagine di chiaroscuro calmo, o di voluto contrasto, ma sempre allettanti all’occhio. Questi diversi accorgimenti tendono, nel miglior modo, ad eliminare le freddezze caratteristiche ed inevitabili del materiale sistematico di tipografia che sfuggono all’artista, perché non può avere una conoscenza perfetta dell’uso dei materiali. (Qui nasce la necessità della collaborazione artista-tipografo).
A sua volta il tipografo denuncia quasi sempre nella concezione di questi lavori la sua irragionevole ostilità alla collaborazione assolutamente necessaria dell’artista. La solita pagina a ripetizione, formata a blocchetti di righe dei diversi corpi del carattere, con l’ormai tradizionale “Addio monti, sorgenti…”, diventa assurda per la sua inutilità, derivante dal fatto che dimentica completamente il concetto funzionale del campionario. La riforma di precetti estetici attraverso la ricerca funzionale dell’utilità è l’elemento base per un miglioramento logico dell’indirizzo del gusto.
L’idea del campionario illustrante l’uso appropriato dei caratteri rientrare precisamente nel nostro convincimento: che si possa cioè ragionevolmente arrivare a persuadere il cliente ad accettare forme nuove, senza pressioni e senza l’orpello dei nomi autorevoli. Espedienti che, se anche hanno portato a risultati tangibili in qualche caso, non sono più adatti in un periodo di evoluzione del gusto, in cui si chiede al cliente un continuo esperimento sui suoi lavori.
Campo Grafico / Year I / N. 7 / July 1933
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THE SAMPLERS
The formation of the typeface sample book is one of the most delicate tasks in typography, which requires, in those who undertake it, a perfect knowledge of the graphic material in all its subtleties. We will briefly set out the basic criteria to clarify the starting points of our criticism of the current type sample book. The functional concept of the sample book is purely aesthetic; its pages, unlike those of all other printed matter, are not made for reading. This applies as much to the foundry sample book as to the typography sample book.
The former must entice the typographer to buy the typeface, and, consequently, its presentation requires very careful study in order to be able to highlight all its different peculiarities and its most appropriate uses. The typography sample book, on the other hand, in addition to fulfilling small internal needs, must serve the customer to choose the typefaces he likes best. (In order to avoid hybridism and to direct customers to good taste and an appropriate use of the typefaces according to the characteristic for which they were created, it would be necessary for each series to have some common workmanship, executed with the utmost care and discipline).
In these works, as in the foundry sample book demonstrations, the typographer must employ all his intelligent experience, use all the tricks, try out all the interlineations, resort to the most successful letter pairings and the most sensitive distribution of ascending and descending letters, in order to create pages of calm chiaroscuro, or of deliberate contrast, but always appealing to the eye. These various expedients tend, in the best way possible, to eliminate the characteristic and inevitable coldness of systematic typographic material that eludes the artist, because he cannot have perfect knowledge of the use of materials. (This is where the need for artist-typographer collaboration arises).
In turn, the typographer almost always denounces in the conception of these works his unreasonable hostility to the absolutely necessary collaboration of the artist. The usual repeating page, formed in blocks of lines of the different typeface bodies, with the now traditional 'Goodbye mountains, springs...', becomes absurd due to its uselessness, stemming from the fact that it completely forgets the functional concept of the sample book. The reform of aesthetic precepts through the functional search for utility is the basic element for a logical improvement in the direction of taste.
The idea of the sample book illustrating the appropriate use of typefaces is precisely part of our conviction: that one can reasonably persuade the customer to accept new forms, without pressure and without the trappings of authoritative names. Expedients which, even if they have led to tangible results in some cases, are no longer suitable in a period of evolving taste, in which the customer is asked to continually experiment with his work.
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