CAMPO GRAFICO
1933/1939

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CAMPO GRAFICO 1933/1939

RIVISTA DI ESTETICA E DI TECNICA GRAFICA

MAY 1933

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CAUSE E CONCATENAZIONE DEL BRUTTO


Nel numero precedente abbiamo iniziato una “rassegna del brutto” con presentazione di soluzioni razionali. L’utilità di questa rassegna ci porta a fare qualche considerazione di indole generale sulle cause e responsabilità di questa diffusione vastissima di stampati indecenti.

Lo stampato, ancor oggi, per la maggior parte, è una cosa abitudinaria, e per conseguenza da trascurarsi. Così possiamo vedere enti e ditte importantissime che lasciano in balìa di tipografi senza gusto, ad esempio, centomila copie di un loro catalogo, ad un fotografo scadentissimo l’incarico di fare fotografie per la loro pubblicità. A lavoro ultimato sarà un bel pezzo forte per la nostra “rassegna del brutto”. Ma chi se ne interessa? Le parole si leggono tutte e questo basta. La chiarezza, il buon gusto sono problemi per chi ha poco da fare.

Le piccole aziende, i privati prendono ad esempio per i loro stampati i grandi enti e le grandi ditte, oppure una carta da lettera o il manifestino trovato per terra, e così si mantiene sempre vitale, ed anzi si propaga il brutto. Una categoria poi, che si crede raffinata, prende a modello stampati stranieri ben eseguiti; ma ne vengono fuori delle brutte copie senza aderenza al soggetto, che rivelano i difetti tipici dei lavori non concepiti. Il tipografo a sua volta unisce la sua parte di cattivo gusto, adoperando caratteri che fanno a pugni fra di loro e non è difficile vedere in un biglietto di presentazione quattro o cinque accoppiamenti di caratteri che rappresentano chiaramente l’inesperienza colpevole del tipografo, e il suo orribile gusto.
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Il clima attuale facilita moltissimo (s’intende sempre ai disonesti) le libertà assurde sotto l’etichetta del nuovo e ci si può spiegare senza sforzo certe accettazioni rassegnate del pubblico e sconcertanti per noi e per le nostre idee. La ricerca delle responsabilità è la più delicata ed anche la più difficile perché può prestarsi ad una infinità di interpretazioni personali, o anche concludersi con la ormai celebre scappatoia: “ognuno ha il proprio gusto”.  

​​​​​​​Troppi fattori concorrono a nascondere e a creare scuse a questi illustri fabbricatori del brutto, e bisogna munirsi di buona volontà per decretare senza debolezza e riguardi certi obblighi morali che si hanno e che si devono sempre avere verso l’arte o la professione che si pretende di amare.

Noi condanniamo senza scrupoli i soliti maghi illustri che si dedicano a tutte le arti e a tutti i mestieri dettano le leggi dannose del pressappoco a destra e manca. Noi siamo decisamente per le specializzazioni, perché siamo convinti che le arti applicate esigono anzitutto basi tecniche solide e collaudate dall’esperienza, poi un sano e un continuo contatto con l’artista. Definendo così chiaramente i nostri principi scaturiscono automaticamente tutte le altre categorie minori di responsabilità che sarebbe troppo lungo elencare.


Campo Grafico / Year I / N. 5 / May 1933

Campo Grafico block 306 image

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CAUSES AND CONCOMITANTS OF UGLINESS


​​​​​​​In the previous issue we began a 'review of the ugly' with a presentation of rational solutions. The usefulness of this review leads us to make a few considerations of a general nature on the causes and responsibilities of this vast spread of indecent printed matter.
For the most part, printed matter is still a matter of habit, and consequently to be neglected.

​​​​​​​Thus we can see very important organisations and companies leaving at the mercy of tasteless printers, for example, one hundred thousand copies of one of their catalogues to a shoddy photographer to take photographs for their advertising. When the job is done, it will be a nice highlight for our 'review of the ugly'. But who cares? The words all read and that's enough. Clarity, good taste are problems for those with little to do.

Small companies, private individuals take as an example for their printed matter the large corporations and companies, or a letter paper or the poster found on the floor, and so the ugly is always kept alive, and indeed spreads. A category then, which believes itself to be refined, takes well-executed foreign prints as a model; but the result is ugly copies without adherence to the subject, revealing the defects typical of unconceived work. The typographer in turn combines his share of bad taste, using typefaces that clash with each other, and it is not difficult to see in a presentation card four or five pairings of typefaces that clearly represent the typographer's guilty inexperience, and his horrible taste.

The current climate makes it very easy (meaning always to the dishonest) to take absurd liberties under the label of the new and one can effortlessly explain certain resigned public acceptances that are disconcerting to us and our ideas. The search for responsibility is the most delicate and also the most difficult because it can lend itself to an infinite number of personal interpretations, or even end with the now famous loophole: 'everyone has their own taste'.  

Too many factors concur to conceal and create excuses for these illustrious fabricators of the ugly, and one must equip oneself with good will to decree without weakness and consideration certain moral obligations one has and must always have towards the art or profession one claims to love. We unscrupulously condemn the usual illustrious magicians who devote themselves to all arts and professions by dictating the harmful laws of the press right and left.

We are firmly in favour of specialisations, because we are convinced that the applied arts require first of all a solid technical foundation tested by experience, then a healthy and continuous contact with the artist. By defining our principles so clearly, all other minor categories of responsibility, which it would take too long to list, automatically follow.

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